Storia del profumo
La felicità non è altro che il profumo del nostro animo”
Coco Chanel
Pensando al profumo, non possiamo non pensare alla vita, le percezioni olfattive sono legate all’atto di respirare che ci accompagna per tutta la nostra esistenza, l’avevano capito bene gli antichi Egizi che attraverso la fumigazione (tutt’oggi alla base dell’aromaterapia) accompagnavano nei templi ogni tappa della vita umana, del contatto con le divinità, dei riti dell’imbalsamazione dei defunti.
Il termine profumo deriva dal latino per fumum che significa letteralmente attravero il fumo, le fumigazioni derivate dalla combustione di piante odorose, oli, aromi essenziali come l’incenso, durante le celebrazioni religiose, assumevano il compito di omaggiare gli dei e gli antenati, assicurandosene la benevolenza.
Gli egizi usavano deodorarsi le ascelle, le parti intime, l’alito, profumavano anche gli ambienti, il profumo originale del Faraone era il kyphi composto da più di 50 essenze (fra cui pistacchio, menta, cannella, incenso, mirra), aveva il potere di favorire il sonno, spazzare via le preoccupazione e predisporre alla pace.
Più tardi i profumi entrarono nell’uso quotidiano anche di nobili, funzionari e cortigiani, fu così che anche gli schiavi ebrei vennero a conoscenza di alcune formule, dedicandosi una volta liberi, alla produzione e al commercio di prodotti aromatici, addirittura l’odorato nel popolo ebraico è descritto come l’unico senso che da piacere all’anima, il profumo avvicina a Dio.
A Cipro, precisamente Pyrgos, nel 1998 fu messa in lucela più antica fabbrica di profumi conosciuta nel Mediterraneo, risalente a 4000 anni fa.
Cipro, da sempre nota come isola evocativa dell’immagine di bellezza femminile consacrata ad Afrodite, era famosa anche per le stoffe e i cosmetici la cui origine e testimonianza ci riporta al 1917 quando il famoso profumiere Francois Coty, il quale oltre a creare il famoso profumo Chypre, divise i profumi in 10 famiglie olfattive a seconda della loro base aromatica, ne chiamò una Chypre, gli aromi base che la compongono sono principalmente: muschio di quercia, laudano, cipresso, patchouli e bergamotto.
Da ciò è deducibile che queste essenze dovessero essere riconosciute da tutti come cipriote e che la loro fragranza richiamasse immediatamente alla memoria l’isola, e la sua dea più famosa Afrodite,la quale da sempre incarna l’ideale di donna per ogni uomo, madre eternamente giovane e interessata a nuove avventure amorose.
Nell’antica Grecia i profumi erano talmente apprezzati da essere considerati creazioni degli stessi Dei, come nell’antico Egitto erano legati a tutti i passaggi della vita, tanto che Teofrasto ( discepolo prediletto di Aristotele) scrisse il famoso “ Trattato degli odori”, nel quale superò la semplice ripartizione in odori fatta da Platone prima e Aristotele poi, cominciando a trattare il tema della composizione del profumo dal punto di vista artistico.
Anche i Romani furono contagiati dall’amore per il profumo e gli unguenti, sia per uso personale, sia come culto religioso che per l’ambiente.
Nel Medioevo si scopre l’alcol etilico e le metodologie di distillazione, per le creazioni dei profumi “moderni”, nel chiuso delle officine farmaceutiche conventuali, qualche monaco, oltre ai preparati medicinali, cominciava ad occuparsi di essenze e cosmetologia.
Il primo profumo moderno in soluzione alcolica, fu preparato in Ungheria nel 1370, da un monaco esperto in chimica, “Eau de la Reine Hhongrie”contenente estratti di rosmarino, timo e lavanda, grazie ai suoi poteri la Regia Elisabetta di Ungheria si vantò di aver conquistato a settant’anni il re di Polonia.
Durante il Rinascimento l’arte profumiera si sviluppò ulteriormente, la chimica sostituì definitivamente l’alchimia, migliorando la distillazione e la qualità delle essenze.
I grandi profumieri erano spagnoli e italiani, i primi si svilupparono grazie agli arabi, i secondi grazie alle ricchezze della penisola e all’interesse dell’aristocrazia come Caterina Sforza, Lucrezia Borgia, Cosimo De Medici i quali amavano i profumi e il commercio delle essenze.
Anche la pratica di non lavarsi, perché l’acqua era ritenuta veicolo di contagio per le malattie, aumentò l’utilizzo dei profumi per nascondere i cattivi odori.
Luigi XIV il Re Sole era profumatissimo e così pure il suo successore insieme alle sue amanti, la Pompadour e la contessa du Barry, le quali spesero fortune dai profumieri più illustri.
E’ nel 1600 che viene creata la prima Acqua di Colonia che comprendeva una trentina di essenze tra cui limone, cedro, arancia, pompelmo, lavanda, timo e rosmarino.
Sembra che l’inventore sia stato un italiano di nome Giovanni Paolo Feminis (altri pensano sia stato il nipote Giovanni Maria Farina a metterla a punto), il quale da Novara si trasferì in Germania, precisamente a Colonia da cui il nome della fragranza.
Nell’800 una scoperta rivoluzionò il mondo dei profumi: la sintesi dell’urea, ottenuta nel 1828 da Friedrich Wohler.
Questa scoperta diede l’avvio alla chimica organica, permettendo un’evoluzione della profumeria attraverso l’utilizzo degli aldeidi: elementi sintetici che aumentano all’infinito la possibilità di disporre di diverse profumazioni.
Le componenti naturali e i prodotti di sintesi venivano poi unite a sostanze chiamate fissatori (poco volatili, incolore, solubili in alcol e negli oli essenziali) che hanno il compito di “ancorare” il profumo alla pelle.
Nacque così la profumeria moderna e fu proprio Coco Chanel, colei che rivoluzionò l’immagine della donna, la prima a dare il la.
Voleva un prodotto diverso: “Un profumo di donna con odore di donna” e non il solito al profumo di rosa e fiori bianchi.
Nacque così grazie a Ernest Beaux, il famosissimo Chanel n°5 prodotto nel 1921 fu il primo profumo aldeidato.